Un confronto tra cannabidiolo e tetraidrocannabinolo

Le principali differenze tra CBD e THC dal punto di vista chimico, terapeutico e legislativo

Negli ultimi anni, il mercato dei prodotti a base di cannabidiolo ha visto una crescita vertiginosa, con un aumento netto delle vendite in seguito alla liberalizzazione del commercio di questa sostanza. In seguito all’entrata in vigore della legge 242 del 1016, infatti, molti negozi di CBD, come quello di Justbob, possono operare legalmente vendendo prodotti a base di cannabis light su tutto il territorio nazionale.

Nonostante la crescente presenza del cannabidiolo sul mercato, però, sono ancora tanti gli italiani che cercano informazioni dettagliate su tale molecola, interrogandosi in particolare su quali siano le caratteristiche che la rendono legale e che la distinguono dal THC, sostanza nota per i suoi effetti stupefacenti.

Nel seguente articolo metteremo a confronto queste molecole evidenziando le principali differenze che hanno portato le autorità a regolamentarle in maniera del tutto distinta l’una dall’altra.

Le differenze chimiche e molecolari tra CBD e THC

Nonostante entrambe queste sostanze provengano dalla stessa fonte, le loro differenze chimiche e molecolari determinano proprietà e impatti diversi sul corpo umano.

Al livello molecolare, CBD e THC hanno una composizione incredibilmente simile, con la stessa formula chimica di 21 atomi di carbonio, 30 atomi di idrogeno e 2 atomi di ossigeno. Ma è la diversità della loro struttura a fare la differenza. Essi sono infatti isomeri, ovvero sono identici per quanto riguarda la composizione atomica, ma si distinguono in base alla ‘forma’ della molecola.

Questa variazione strutturale altera il modo in cui ogni composto interagisce con il sistema endocannabinoide del nostro corpo, una rete di recettori neuronali responsabile, tra l’altro, della regolazione dell’umore, del dolore e dell’appetito.

Il THC ha la capacità di legarsi direttamente ai recettori CB1 del sistema endocannabinoide, prevalentemente presenti nel cervello, determinando gli effetti psicoattivi per cui la marijuana è famosa. Il CBD, d’altro canto, ha un’interazione più indiretta e, di fatto, può persino modulare e ridurre gli effetti del tetraidrocannabinolo attraverso vari meccanismi.

Insomma, mentre la somiglianza chimica tra CBD e THC può suggerire una funzionalità simile, la realtà è che queste molecole operano in modo diverso, influenzando unica e distintamente il nostro sistema biologico. E proprio queste differenze molecolari sono la chiave per comprendere i rispettivi effetti terapeutici, benefici e potenziali rischi associati al loro consumo.

Queste le proprietà del cannabidiolo e del THC

Il CBD ha guadagnato grande notorietà per le sue proprietà anti-infiammatorie e anticonvulsivanti.

Studi clinici hanno dimostrato che può essere particolarmente efficace nel trattamento di alcune forme di epilessia resistente ai trattamenti tradizionali. Inoltre, il CBD viene spesso utilizzato come coadiuvante nella gestione del dolore cronico, nell’ansia, nella depressione e in altre simili condizioni mentali. Ciò che lo rende particolarmente interessante è che, a differenza del THC, il cannabidiolo non produce effetti psicoattivi, rendendolo una scelta potenziale per coloro che cercano sollievo senza alterazioni cognitive.

Il THC, d’altra parte, è meglio conosciuto per gli effetti psicotropi che provoca.

Tuttavia, al di là di questo, ha dimostrato di possedere qualità analgesiche, anti-nausea ed è anche in grado di stimolare l’appetito, una caratteristica che lo rende potenzialmente utile per combattere l’inappetenza, ad esempio nei pazienti in chemioterapia o per coloro che soffrono di patologie che causano perdita di appetito.

Ma l’aspetto cruciale da considerare è che il THC, essendo per l’appunto psicoattivo, può anche portare a effetti collaterali come alterazioni dell’umore, paranoia o ansia, soprattutto se assunto in dosi elevate.

Interessante è anche notare che, in alcuni casi, il cannabidiolo sembra in grado di attenuare gli effetti indesiderati del tetraidrocannabinolo, permettendo un approccio terapeutico più bilanciato e mirato.

Come vengono regolamentate in Italia queste molecole?

In Italia il CBD è legalmente accettato a condizione che sia estratto da varietà di cannabis autorizzate e che il suo contenuto di THC sia inferiore allo 0,2%. Questo ha dato vita a un fiorente mercato di prodotti a base di cannabidiolo, dai cosmetici agli integratori alimentari, facilmente reperibili sia online che nei negozi fisici.

Tutto questo al netto dei cambiamenti in materia che ci saranno a partire dall’entrata in vigore del nuovo decreto per la regolamentazione dell’olio di CBD.

La sua natura non psicoattiva e il potenziale terapeutico hanno giocato un ruolo fondamentale nella sua crescente accettazione e legalizzazione anche se, è bene specificarlo, i prodotti a base di CBD disponibili nei tanti negozi specializzati in cannabis light sono acquistabili solo per utilizzi ben definiti, come il collezionismo e l’uso tecnico, ma non possono essere consumati.

Il THC, d’altra parte, a causa del suo effetto psicoattivo, è classificato come sostanza stupefacente e la sua produzione, vendita o consumo può portare a gravi sanzioni penali. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni, come l’uso medico di cannabis ad alto contenuto di THC, che, con prescrizione medica, può essere legalmente accessibile per trattare condizioni specifiche.

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che la legislazione può variare notevolmente da un Paese all’altro e persino tra regioni dello stesso Stato.

In conclusione

La complessità e le caratteristiche delle molecole del CBD e del THC sottolineano quanto siano diverse le interazioni di queste sostanze con il corpo umano. Entrambe offrono una gamma di potenziali benefici terapeutici, ma è essenziale riconoscere le loro distinte proprietà e possibili effetti collaterali.

Mentre il CBD sta guadagnando terreno per la sua sicurezza e efficacia in diversi ambiti terapeutici, senza effetti psicoattivi, il THC, con le sue potenziali proprietà analgesiche e stimolanti dell’appetito, necessita di un utilizzo più ponderato, soprattutto considerando la sua natura stupefacente.

Ciò che è certo è che, indipendentemente dalla sostanza in questione, è di primaria importanza essere informati e consapevoli, sia dal punto di vista medico che legislativo per un utilizzo legale, sicuro e responsabile dei composti della cannabis.