Nove mesi di fatturazione elettronica: quali sono stati i benefici?

Il 2019 ha rappresentato, dal punto di vista fiscale, una vera e propria rivoluzione per il nostro paese, complice la comparsa sulle scene della fatturazione elettronica. Un evento che ha modificato, letteralmente, le abitudini di piccoli artigiani, imprese e partite IVA, che hanno dovuto allineare i propri sistemi informatici per adeguarsi all’entrata in vigore della nuova normativa. Tutti i settori, in tal senso, sono stati toccati da questa importante novità, anche quelli, come quello sanitario. La fattura elettronica anche per medici e operatori sanitari ha rappresentato un cambiamento epocale per chi opera in questo particolarmente ambito, che, teoricamente, più che agli adempimenti burocratici fiscali dovrebbe volgere il proprio esclusivo pensiero alla tutela del bene primario di ogni singolo cittadino, la salute.

Fatturazione elettronica: ossigeno per le deficitarie casse pubbliche

I primi dati relativi all’attuazione di questa norma, supportano le motivazioni fondanti per le quali si decise la propria istituzione. L’Erario, infatti, ha aumentato significativamente le proprie entrate, andando ben oltre le più rosee previsioni della vigilia. Un vero e proprio ossigeno, in tal senso, per le deficitarie casse pubbliche italiane, da anni alle prese con un significativo aumento del debito pubblico e di una mancata crescita del PIL. Un principio cardine dell’entrata in vigore della fattura elettronica, è la lotta all’evasione fiscale. Un tema che, spesso in maniera non del tutto calzante, viene associato al mondo dei professionisti, artigiani e partita IVA. Anche in questo caso, i primi dati paiono confortanti: la maggior parte dei professionisti, infatti, tende ad evitare il ricorso al cosiddetto “nero”, soprattutto per evitare di incorrere in pesanti sanzioni amministrative.

Un aspetto, quest’ultimo, da tenere in grande considerazione, visto che il Fisco sembra aver mostrato il pugno di ferro per coloro che trasgrediscono le nuove norme emanate. Per alcuni, ovvero i contribuenti IVA trimestrali, il periodo transitorio, quello che consentiva di incorrere in sanzioni di importo ridotto, è terminato lo scorso 1 luglio 2019, a differenza dei contribuenti IVA mensili che si avvalgono del periodo transitorio fino al 30 settembre 2019. Le multe, spesso, sono assai salate. Se nel periodo transitorio, la fattura emessa ed inviata all’Agenzia delle Entrate entro la scadenza della liquidazione IVA successiva relativa al periodo successivo a quello di effettuazione dell’operazione prevedeva una sanzione pari al 20% della fattura stessa, oggi l’onere da sopportare per il professionista sarebbe ben più gravoso.

Fatturazione elettronica: l’Italia modello per il resto d’Europa

La registrazione tardiva, errata o omessa della fattura elettronica, attualmente, prevede una sanzione dal 90 al 180% dell’imposta, con una soglia minima da dover sborsare in favore dell’Erario di €.500,00. Emettere fatture senza conseguenze sul calcolo dell’IVA,  prevede una multa variabile da un minimo di €.250,00 fino ad un massimo di €.2000,00. La violazione della fatturazione elettronica, inoltre, prevede una sanzione dal 5% al 10% dei corrispettivi, con un minimo di 500 euro; qualora non ci fossero conseguenze sul calcolo IVA o delle imposte sui redditi, le sanzioni sono comprese da un minimo di 250 a un massimo di 2000 euro.

Norme deterrenti che, di fatto, hanno spinto la maggior parte dei contribuenti ad ottemperare, scrupolosamente, a quanto previsto della nuova legge. L‘Italia, d’altro canto, è il più importante paese membro dell’Unione Europea con un’evasione fiscale decisamente consistente: la fatturazione elettronica, di conseguenza, è risultato uno step indispensabile per il nostro Paese, un’azione significativa per recuperare una parte di quanto sottratto al Fisco.

Un esperimento che viene attentamente monitorato anche da Bruxelles, primo sostenitore della misura adottata dalla nostra nazione, nonché particolarmente interessato al monitoraggio dei risultati ottenuti. Questa misura, infatti, potrebbe essere estesa anche a tutti gli altri paesi europei, con benefici significativi, seppur attualmente incalcolabili, che potrebbero estendersi a tutti i cittadini della UE. L’Italia, quindi, potrebbe diventare da esempio per il resto dell’Europa, smentendo la cattiva fama di cui gode, spesso a sproposito, agli occhi dell’opinione pubblica degli altri paesi del Vecchio Continente.