La rivolta dei piccoli operatori di gioco d’azzardo

Il “betting italiano post sanatoria” è un argomento veramente caldo. Tanto caldo da continuare a stimolare discussioni, fiumi di parole, tavoli di lavoro: tutto ciò che può portare ad un ulteriore chiarimento sulle sanatorie intervenute nei confronti dei Ctd, sulla loro presenza “sanata” sul territorio e sul loro impatto con il gioco lecito. Gioco che li guardava, e li guarda ancora, con tanta diffidenza e li vede come acerrimi concorrenti, ora regolarizzati, ma che sono sempre “dalla parte del più forte”, visto che possono applicare offerte di gioco migliori e più vantaggiose per i cittadini che vogliono giocare al casino. La rete “sanata” non è ancora attiva e questi centri possono ancora esimersi da sottostare a normative restrittive come invece devono, giocoforza, fare i punti gioco legali…

Il mondo del gioco lecito alza la testa: si vive in una fase di transizione e di incertezza profonda, nonché di speranza rivolta alle decisioni che si prenderanno nella Conferenza Unificata che sta diventando una sorta di Santo Graal e questo porta inevitabili conseguenze relativamente al rinnovo delle concessioni. Quindi, esiste una certa tensione tra l’Agenzia dei Monopoli ed i concessionari che raccolgono scommesse. Essi chiedono il rispetto delle regole comuni tra operatori del circuito legale e pretendono il pugno di ferro per chi le regole non le rispetta.

Attualmente, in effetti, esiste una questione giuridica relativa alla legittimità dei Ctd collegati a bookmaker esteri che è estremamente complicata ed a stemperare gli animi non ha contribuito il caso “Politanò” esaminato recentemente dalla Corte di Giustizia Europea, dove è stata affidata la difesa proprio di Politanò ad un legale abituale difensore del bookmaker anglo-maltese Stanleybet. Questo evidenzia ancora una volta di più un rapporto poco felice tra lo Stato Italiano ed i centri di trasmissione dati che si trascina da anni e che potrebbe anche conoscere nuovi sviluppi rilevanti.

Bisogna prendere assolutamente atto che la regolarizzazione fiscale per emersione, chiamata per semplicità “sanatoria”, non è stata sufficiente a debellare il sistema illecito anche legato ai migliori siti di casino: forse ha contribuito a far aprire altri centri “illeciti”. La “sanatoria” ha anche contribuito a creare confusione nei vari Tribunali che, con il gioco, negli ultimi anni hanno avuto un gran da fare in tutte le sedi ed in tutti i gradi. In questi giorni, si sta gestendo la fase finale della “sanatoria del 2015” che ha comportato all’Agenzia dei Monopoli non poche problematiche poiché, come detto qualche riga più su, gran parte dei centri che compongono la rete “sanata” risulta ancora scollegata al totalizzatore nazionale, anche se il termine previsto dal disciplinare è scaduto.

A quanto pare, però, la maggior parte dei “più grandi operatori” sembra non assumere iniziative per dare concretamente un contributo nella lotta all’illegalità, ma rimane a guardare anche se c’è qualche sporadica voce fuori dal coro. Eppure questa difficile fase di transizione verso il “nuovo mercato”, composto anche dagli operatori “sanati”, dovrebbe far muovere i grandi operatori. Invece tutto tace e prosegue quasi a far scorgere una “sorta di scoraggiamento” e di abbandono ad un futuro inesorabile. Invece gli operatori “più piccoli” sembra si muovano ed unendosi in cordata vorrebbero instaurare una causa contro lo Stato che non riesce a tutelare “i piccoli” nell’espletamento delle loro attività lecite e non riesce a far fronte alle distorsioni del mercato conseguenti appunto alla citata “sanatoria” che va bene solo per taluni.