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    Categories: Economia

Trading online ad alta frequenza, giro di vite sugli algoritmi con la MiFID II

Con la MiFID II, che entrerà in vigore a partire dal 3 gennaio del 2018, scatterà il giro di vite sul cosiddetto trading online ad alta frequenza dietro al quale si nasconderebbero delle truffe. E questo perché i cosiddetti furbetti del trading ad alta frequenza sarebbero in grado di intercettare gli acquisti e le vendite degli operatori in anticipo con la conseguenza che, al fine di trarre profitto, sarebbero in grado di manipolare agevolmente il mercato.

Al riguardo non ci riferiamo alle migliori piattaforme di trading alle quali accedono anche i piccoli investitori, e che sono recensite su http://www.e-conomy.it/le-6-migliori-piattaforme-per-trading-online/ , ma a quelle che funzionano con algoritmi sul mercato che comprano e vendono in modo automatico. Sul cosiddetto high frequency trading ha acceso un faro pure la nota trasmissione televisiva ‘Report’ con il servizio di Giuliano Marrucci che, dal titolo ‘Scatola Nera’, è stato trasmesso lo scorso 6 novembre del 2017 in accordo con quanto è stato riportato da money.it.

Nel servizio, in particolare, sono state messe in luce quelle che, ai danni del sistema finanziario mondiale, sembrano essere delle truffe messe a segno proprio attraverso il trading ad alta frequenza. Ecco perché, come sopra accennato, la MiFID II interverrà anche su questo aspetto in quanto sarà imposto che gli algoritmi legati al trading online ad alta frequenza dovranno essere depositati presso le autorità di vigilanza e controllo. E questo al fine di poter comprendere quelli che sono, per i sistemi e per gli algoritmi high frequency trading, i comandi che in qualsiasi momento possono essere impartiti per bloccare il loro funzionamento.

La variabile che permette al trading online ad alta frequenza di generare utili è rappresentata dal fattore tempo in quanto l’obiettivo è quello di bruciare gli operatori proprio sul tempo. Riuscendo in pratica a capire con qualche frazione di secondo se un operatore vuole comprare ad esempio 100 mila azioni, il sistema di trading automatico le compra qualche secondo prima per poi rivenderle subito dopo con la conseguenza che l’operatore per perfezionare la transazione sarà chiamato a pagare per ogni titolo un prezzo leggermente più alto.

Su questo scarto di prezzo nasce il profitto per i cosiddetti furbetti del trading ad alta frequenza che, lo ricordiamo, nel mese di maggio del 2010 causò il ‘flash-crash’ del Dow Jones arrivando a perdere nell’intraday fino a quasi il 10% per poi andare a recuperare, nelle ore successive prima della chiusura di seduta, tutto il passivo causato proprio dalle vendite massicce scattate con i sistemi di trading algoritmici.

C’è quindi qualcuno, anzi più di uno che violando le regole da un lato manipola i prezzi, e dall’altro lato va così a truffare gli operatori? Ebbene, sta alle autorità di controllo e di vigilanza verificare i dubbi sollevati dal servizio di ‘Report’, ma in ogni caso al momento l’unica cosa certa è che la cosiddetta ‘Scatola Nera’ controlla oltre la metà del controvalore degli scambi sui mercati finanziari mondiali.

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