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Piatti biodegradabili: l’ultima frontiera della sostenibilità

Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata centrale per le aziende che vogliono presidiare il mercato in maniera efficace. Per rendersi conto della sua portata, basta citare la tendenza del plastic free, diventata impossibile da ignorare da parte di attività come quelle attive nel campo della ristorazione.

Gli imprenditori che vogliono lanciarsi in questo settore, nel momento in cui progettano i menu e i dettagli del locale non possono non prendere in considerazione gli eco piatti.

Se vuoi sapere qualcosa di più in merito alle loro caratteristiche e ai materiali utilizzati per realizzarli, non ti resta che seguirci nelle prossime righe.

Piatti ecologici: con che materiali sono realizzati?

Chi si approccia per la prima volta al mondo delle stoviglie ecologiche, si chiede spesso in che materiali sono realizzate. Le alternative possibili sono numerose. Tra queste, troviamo il ricorso a materiali organici come gli avanzi di cibo. Diverse aziende, per esempio, producono piatti ecologici utilizzando gusci di arachidi e bucce di verdure.

I vantaggi di questi prodotti riguardano la possibilità, dopo averli utilizzati, di introdurli nel terreno e impiegarli come concime. Si potrebbe andare avanti ancora molto a parlare dei materiali che vengono utilizzati per realizzare i piatti biodegradabili (e le altre stoviglie sostenibili).

Tra le alternative in questione è possibile citare indubbiamente la polpa di cellulosa. Da dove viene ricavata? Dagli scarti di lavorazione delle piante che crescono più velocemente. Entrando nel vivo delle alternative precise, ricordiamo che, tra queste, è possibile citare la canna da zucchero, così come la paglia e il bamboo. Questo materiale viene preso in considerazione tra le migliori alternative quando si parla di eco piatti per diversi motivi. Il primo riguarda il fatto che si tratta di un materiale 100% naturale. Inoltre, la polpa di cellulosa è perfettamente compostabile (come prevista dalla norma EN13432).

I piatti ecologici resistono ad alte temperature?

Chi non ha molta confidenza con il mondo delle stoviglie sostenibili, quando sente parlare degli eco piatti si preoccupa e non li acquista pensando che non resistano a sufficienza alle alte temperature. Bene, non è affatto vero! I piatti biodegradabili e compostabili – i termini vengono utilizzati come sinonimi sbagliando, in quanto hanno due significati molto diversi – infatti, resistono perfettamente a temperature anche alte.

Qualche esempio? Torniamo ancora una volta a parlare della polpa di cellulosa, che resiste fino a 100°C. Questo materiale, così come tutti quelli utilizzati per realizzare piatti ecologici, resistono perfettamente sia nel forno normale, sia in quello a microonde.

I piatti ecologici possono essere anche in carta?

Tra gli interrogativi più frequenti quando si parla di piatti ecologici, rientrano le domande relative alla possibilità di acquistare questi prodotti realizzati in carta. Si possono trovare in commercio? Assolutamente sì. Anzi, sono tra le alternative più popolari in assoluto. Quando si chiama in causa questo materiale, profondamente legato alla storia dell’uomo, associandolo ai piatti ecologici, tra le prime immagini che vengono in mente troviamo quella dei piatti in cartoncino.

In questo caso, non conta solamente il fatto che si tratti di un materiale biodegradabile, ma anche il fatto che le foreste da cui arrivano gli alberi utilizzati per realizzare la carta siano gestite responsabilmente.

Ovviamente questo materiale viene trattato. Come già detto, il trend plastic free non riguarda solo i piatti, ma anche altri utensili utilizzati in cucina e, in generale, quando si mangia. Degna di nota a tal proposito è l’esistenza dei bicchieri ecologici e delle coppette. In questi frangenti, si ha a che fare con una differenza tra la superficie esterna e quella interna, caratterizzata da una copertura – tecnicamente coating – anch’essa in materiale biodegradabile e in grado di garantire protezione dalla corrosione provocata da alcuni liquidi.

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